La Proteina C – Preview WordPress

Lui se ne andò, così le due amiche restarono sole. «Mi ha detto che lo hai rifiutato tante volte», si giustificò Rosanna, ancora imbarazzata. «Non lo facevo da tanto, avevo bisogno di farlo», arrossì. «Ma non vorrei averti indispettita», concluse, in attesa che l’altra le desse un segno di pace o di rabbia. «Non sono indispettita», rispose Anna, impegnata a basare la cocaina dentro una bottiglia di vetro, usando ammoniaca e sodio bicarbonato.

Quando il crack fu pronto, Rosanna si servì per prima, mentre la collega faceva suonare Play di Moby. Si sdraiarono su un vecchio tappeto ad ascoltare Porcelain e fissare il soffitto. L’atmosfera nostalgica di quel brano ambient, assieme alle droghe, le mandava spesso in trance.

All’esterno Firenze si preparava al Natale, addobbandosi di palline colorate o luminose, ghirlande argentate, abeti in plastica e varie declinazioni di Babbo Natale.

I bambini erano esaltati, gli adulti spendevano la tredicesima prima ancora di averla incassata, gli innamorati facevano il passo più grande del loro portafogli.

Per i cattolici radicali era l’occasione per lamentarsi della mercificazione e dei troppi mussulmani in città; per certi progressisti astiosi era l’appiglio parlare di consumismo; per gli atei dichiarati era un momento di profonda ipocrisia, visto che approfittavano delle ferie come i credenti.

Poi c’erano persone come Anna e Rosanna, per cui Natale significava tornare a casa, nei luoghi dove erano nate e cresciute, a riabbracciare parenti e amici.

Ma in attesa di amici e parenti si abbracciarono tra loro.
E baciarono.
E toccarono.
E leccarono.

Continua.

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