Capelli rossi, carnagione perlata, broncio perenne, Anna Paola Mua era sempre sembrata più una bambola di porcellana che una bambina. Almeno come aspetto. Come carattere – a detta della madre – era una sorta di infida donnola domestica. Non c’era stata babysitter capace di resistere in via Amendola più di qualche settimana; non c’era compagno di scuola che non fosse stato preso a schiaffi; non c’era stato giorno in cui Rita, Marica e Sabrina, le amiche d’infanzia, non si fossero dovute arrendere ai persistenti capricci della piccola Mua.
Ma ora era cresciuta e quel 6 Marzo 2019 compiva 39 anni. Così si guardò attorno, nella sala della villetta sul Lungo Affrico, dove abitava da tredici anni. Fissò le foto appese alla parete, che raccontavano il suo passato: la Bejn il-kmiemen, sull’isola di Malta; il mercato di Hüls, a Krefen; il tramonto dietro la fortezza di Oia. Fisso la mensola occupata dalle bomboniere dei matrimoni di Marco e di Marica, e quelle dei battesimi di Alessandro e Lidia. Fissò soprattutto il maialino di porcellana. Poi sospirò e continuò a leggere, mantenendo l’espressione serafica da bambola, unica costante della propria affascinante esistenza.
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