Il mondiale 2017 è cominciato. A Phillip Island si sono tenute le prime due manche della Superbike e la prima tappa della Supersport. Nella classe regina, doppietta di Rea (GBR-Kawasaki), che due volte batte Davies in volata. Vittoria di pochi millesimi anche in Supersport, con Roberto Rolfo (ITA-Mv Agusta) davanti al francese Mahias (FRA-Yamaha).
Rea è il migliore. È il pilota che ti aspetti che vinca, e lui vince. Riesce a dimostrarsi costantemente più efficace del compagno di box – Sykes, terzo in gara 1 – e mette la ZX-10 davanti a tutti a prescindere da cambi di regolamento, consumi dei pneumatici, bagarre e via discorrendo. Al momento, Rea è un passo avanti agli altri.
Parliamo appunto degli altri.
Il ritorno di Melandri (ITA-Ducati) agita positivamente i media italiani. Il ravennate “bisticcia” con Lowes in gara 1, ma torna sul podio in gara 2. Dimostra in mezzo GP di essere preferibile a Giugliano (volato nella Superbike Britannica), e di non aver nulla da invidiare ai primi tre. Davies (GBR-Ducati) appare invece nervoso; per pochi decimi i 40 punti non sono 50, ma le liti del post-gara (con Rea) denotano un’atmosfera non esattamente idilliaca. Sykes (GBR-Kawasaki) mi è parso meno brillante di un anno fa, e molto più scudiero di Rea che in passato.
Poi il buio.
Lowes (Gbr-Yamaha), Fores (Spa-Ducati) e Camier (Gbr-Mv Agusta) sono gradite eccezioni, ma dubito che in piste più avvezze alle fughe vedremo uno tra loro lottare per la vittoria. Male le Honda, con Hayden che salva la faccia in gara 1 e Bradl che sembra solo un omonimo del pilota che nel 2012 soffiò il titolo Moto2 a un certo Marc Marquez. Inconsistente anche Van der Mark (Ned-Yamaha), che paga un notevole ritardo dal compagno di box. Evanescenti le Aprilia, a cui il talento di Laverty e Savadori non è sufficiente per compensare i problemi di elettronica. Poco più che comparse anche le Bmw.
Che futuro ha la WSBK? In Supersport ha vinto un 80 (Rolfo), e sul podio è salito West (classe 81) in sella a una moto quasi stradale; in Superbike si rivede Melandri (1982), mentre i giovani Savadori e Van der Mark sembrano destinati all’oblio di chi spreca gli anni migliori del proprio talento su progetti sportivi concepiti male.
Perché Bradl non fa la differenza che fece Rea a suo tempo? Perché il solo talento cristallino che emerge dalle retrovie è quello di Camier? Perché il volto nuovo di questa stagione, Alex Lowes, in realtà è un 90 che fa la Superbike quasi da un lustro? In fondo chi ha vinto la Stock1000 nel 2016, quest’anno è a piedi (o quasi). E alcuni team ufficiali (Yamaha – Honda – Aprilia) in realtà sono strutture secondarie a cui manca palesemente l’appoggio della casa madre.
Ducati e Kawasaki sono davanti perché (esclusa la parentesi 1098 – Althea nel 2011-12) non hanno mai smesso di impegnarsi attivamente sulla categoria. È complicato un mondiale con due soli team ufficiali, è complicato se chi emerge è attempato e viene da realtà diverse (Rolfo – Melandri – Mahias e West in particolare). C’è il rischio che Rea resti l’ultimo talento emerso dalle Stock. Sempre che il nostro Morbidelli (Moto2) non mi sbugiardi… e lo spero tanto.