Rock and roll star.

Parzialmente ispirata da Don’t Look Back in Anger, nel blog meraviglioso di Quidmarino

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Vivi la tua vita in città, senza alcuna via di uscita.
Le serate le trascorri al bar. Frequenti gli amici di sempre, che poi non sono nemmeno amici, ma una compagnia. Le amicizie non esistono, solo persone con cui sprecare assieme il troppo tempo inutile. Non hai una persona a cui confidare i tuoi tormenti, e perciò bevi.
Da queste parti chi lavora in un pub raccoglie più confessioni dei preti, nonché consensi. Fai la comunione con i chips & fish, che sono tanto fottutamente buone da lasciarti credere che forse siano più adatte dell’ostia per il ruolo di Corpo di Cristo.
La rissa non è una deriva sociale, ma puro folklore. Non ci si picchia per rabbia, ma per tenersi allenati a vicenda. Si fa a botte finché non si perdono i sensi. E spesso chi ti manda KO veglia su di te finché non ti risvegli. Poi tornate a casa assieme, chiamandovi “amico” a vicenda.
Chiudi la giornata in mutande, dopo aver lavato i denti, ascoltando una di quelle stazioni radiofoniche che mandano Bowie, poi i Quiet Riot, ancora Bowie, i Joy Division, Bowie e i Mott The Hoople (la canzone con Bowie).
L’ultima sigaretta la condividi con l’emicrania da sbronza e rissa, rimasticando un’immagine mentale color porpora, tagliata come i vecchi filmini della tua infanzia, sui Super8. Quei filmini con la tua famiglia sorridente e tutt’altro che felice. La famiglia appunto, quella roba a cui tu non pensi mai. Del resto hai visto come sono finiti Ian Curtis e Deborah: prima o poi si incontra Annik.
Però non sei solo. Hai una fidanzata di cui non conosci il secondo nome, né il cognome, né l’indirizzo di casa. Ci stai assieme perché scopa bene, anzi, perché non le fa schifo scopare con te. Vi vedete ogni tre giorni. Vi divertite per venti/trenta minuti e poi vi rilassate con qualche sterlina d’erba. A volte lei ti telefona, ma solo se ha bisogno di un passaggio. Tu invece non la chiami mai. Del resto non avresti nulla da raccontarle. Non sei mica bravo con le parole. Ogni volta che vuoi esprimere un’emozione, accendi lo stereo e lasci che qualcun altro lo faccia al posto tuo. Tu ti limiti a livellare il volume, rigorosamente fastidioso. Se sei incazzato, lasci che i Sex Pistols urlino al tuo posto. Se sei triste, assecondi la malinconia dei Bahuaus. E quando sei felice… beh, non sei mai felice.
Sei il re del cibo in scatola. Sei quel genere di personaggio che alle diete macrobiotiche preferisce il digiuno. Non sei mai andato a correre in vita tua. Lo sport lo segui solo in Tv. Quando vai a giocare a calcio, lo fai nella speranza di fare a botte con i ragazzi dell’altro rione. Hai trascorso gli anni della scuola ad annusare il meglio della letteratura inglese, ma poi hai scoperto il punk, il glam e il glam in chiave punk. Hai imparato l’importanza del muro di chitarre, e di testi privi di senso come quello di Supersonic. E c’eri anche tu a Knebworth Park, assieme ad altre 165000 persone, ad osservare i fratelli Gallagher mettere in scena una set list da serata al club, suonata freneticamente. Gli Oasis che quella notte ribadirono con un ruvido rock and roll quanto gli inglesi siano probabilmente animali da Pub anche nei grandi spazi. E tu in mezzo, a brillare, come una delle 165000 stelle del Rock and roll. Quella notte eri una stella del rock and roll e nient’altro. Solo una stella del rock and roll. E alla fine, sulle note di I am the Walrus, eri ancora ubriaco di Champagne Supernova.

Oasis – Rock and roll star.

I live my life in the city
There’s no easy way out
The day’s moving just too fast for me
I need some time in the sunshine
I gotta slow it right down
The day’s moving just too fast for me
I live my life for the stars that shine
People say it’s just a waste of time
Then they say I should feed my head
That to me was just a day in bed
I’ll take my car and drive real far
They’re not concerned about the way we are
In my mind my dreams are real
Now we’re concerned about the way I feel
Tonight I’m a rock ‘n’ roll star
Tonight I’m a rock ‘n’ roll star
I live my life in the city
There’s no easy way out
The day’s moving just too fast for me
I need some time in the sunshine
I gotta slow it right down
The day’s moving just too fast for me
I live my life for the stars that shine
People say it’s just a waste of time
Then they say I should feed my head
That to me was just a day in bed
I’ll take my car and drive real far
They’re not concerned about the way we are
In my mind my dreams are real
Now we’re concerned about the way I feel
Tonight I’m a rock ‘n’ roll star
Tonight I’m a rock ‘n’ roll star
Tonight I’m a rock ‘n’ roll star
You’re not down with who I am
Look at you now you’re all in my hands tonight
Tonight I’m a rock ‘n’ roll star
Tonight I’m a rock ‘n’ roll star
Tonight I’m a rock ‘n’ roll star
It’s just rock ‘n’ roll
It’s just rock ‘n’ roll
It’s just rock ‘n’ roll
It’s just rock ‘n’ roll
It’s just rock ‘n’ roll
It’s just rock ‘n’ roll
It’s just rock ‘n’ roll
It’s just rock ‘n’ roll

La schiava sarda – pt. 6

«Gradisce un caffè?» si informa Marina, una volta raggiunto il tavolo del tedesco che, compiaciuto e soddisfatto, si gode una bistecca al sangue.
Andy annuisce, sollevando lo sguardo. «Perché sei vestita come una cameriera francese?» la interroga incuriosito.
«Perché sono una cameriera. E perché sono francese», rivela sinceramente lei, fornendo però una risposta imprecisa.

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La schiava Sarda – pt. 5

«Es gibt nur zwei gute Weiber auf der welt», sibila sottovoce, con compassata ironia, il tedesco. «Die Ein ist gestorben, die Andere nicht zu finden».
Francesca non ha capito, ma non ha intenzione di chiedere spiegazioni. Si limita ad allontanarsi.c57a8293-9452-4509-b563-db6d12fed718

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Vittima 13

La frase più bella che ho sentito in un film è tratta da Will Hunting, e magari più tardi te ne parlo.

Se sei d’accordo, vorrei farti provare la garrotta; ma anche se non lo sei, la proveremo ugualmente.
Mi divertono le torture medioevali: profumano di vecchi GDR, quelli che facevi con i dadi, seduto a un tavolo.
Bei tempi, quando noialtri nerd ci masturbavamo a vicenda, promettendo di mantenere il segreto.
Ahimè, l’omosessualità latente è scomparsa, il sesso da “ultimissima spiaggia” non esiste più.
Come è stata la tua prima volta?
La mia è stata splendida.
Ero al liceo e lei adorava i R.e.m.; eravamo in gita scolastica, sul traghetto. Mise su Strange Currencies e ricordo che, prima che le infilassi violentemente tre dita nella fessa, canticchiava “this words, you will be mine“.
Che bello, è stato il mio primo stupro, anche se fu lei a stuprare me; ma questa è un’altra storia.
La prima volta è particolare, perché mette assieme l’aspettativa irrealizzata, la frustrazione e la vergogna.
La prima volta è un poco come il primo giorno alla Scuola-calcio, con la differenza, tutt’altro che trascurabile, che le partner non ti lascino allenare a centrare il bersaglio: o lo sai fare, o sei fuori.

La mia prima vittima urlava come un’ossessa. Colpa mia: la motosega era stata un’opzione eccessivamente grossolana.
Per quelli come me, la morte della vittima è un evento particolarmente tragico; il decesso sancisce la fine del gioco e, come è prevedibile, dell’eccitazione.
Per questo ho imparato ad ammazzare molto lentamente: non voglio osservare fiumi di sangue, ma immensi laghi che si generano lemme lemme, goccia dopo goccia.
Per me ripulire è un supplizio, perché cancello i segni della sofferenza, del dolore definitivo nell’esistenza di un individuo. E dato che pulisco lentamente, voglio sporcare lentamente.
A volte piango. Vorrei conservare ogni singola goccia ematica, ogni frammento di merda o piscio che impregna questi pavimenti di un patimento che non può essere percepito da nessun altra parte.

Parlami di te.

Come occupavi il tuo inutile tempo prima di cadere in trappola? Quali erano gli inutili sogni che covavi? Come immaginavi il tuo improbabile futuro? Hai mai pensato alla tua morte? Hai mai in qualche modo ipotizzato di poter entrare nella stretta cerchia di rosse che, una dopo l’altra, ho trasformato in carne macinata?
Mi piaci.
Adoro le rosse con le efelidi, sembrate ancora più rosse.
Le pornostar rosse non sono tante, non quelle con le efelidi almeno. Ma alcune sono notevoli.
E ok, per me le pornostar sono inutili, non mi masturbo mica guardando un porno.
Io penso alle mie 12 vittime, e non sai come sborro al ricordo della loro disperazione.
Se chiudo gli occhi, riesco a sentirle ancora urlare.
Uso la garrotta e non vado su youporn; diamine, sono una versione moderna di un sacerdote cattolico.
Ma mai citerei la bibbia, mai sarei tanto blasfemo in un contesto simile. Per quanto l’idea di uccidere a colpi di crocifisso mi si sia palesata tante volte.
In ogni caso, le ultime parole non sono mai le migliori, almeno per chi muore.
Alla fine citiamo sempre il cinema, chi più chi meno, e, come già detto, la frase più bella che ho sentito in un film, è tratta da Will Hunting.
Che poi sapevi che il titolo originale è Good Will Hunting?