Non tutti hanno gli stessi tempi. Per circostanze o propensione naturale, ci distinguiamo tra i Turbo e i Diesel. Che poi odio la metafora legata ai motori, perché la usava una mia docente del liceo, la quale mi stava molto sul cazzo; anche il liceo mi stava molto sul cazzo. Ok, trovate qualcosa che non stia sul cazzo a me e verrete premiati.
Comunque abbiamo tempi diversi. Ci sono persone che capiscono subito le regole del gioco e le assecondano. Sono vincitori, anche se è una definizione cruda. Sono quelli che prendono il bottino grande e lo divorano osservando la frustrazione degli avversari. E qui nasce l’equivoco: non tutti sono consapevoli di essere in gara.
Dal mio punto di vista anche i perdenti conoscono le regole del gioco e anche loro le assecondando. Semplicemente lo fanno in modo differente. Stare nel mucchio è facile, perché nessuno si rende conto dei quinti o dei penultimi. Sono lì, che ci provano e non riescono, fine, ma godono del privilegio dell’anonimato. L’ultimo no. Lo vedi, lo indichi, lo irridi.
Eppure è una scelta. L’umiliazione è tale solo se rispetti le regole del sistema, solo se accetti la gara eterna e la competizione sistematica. Non lo è più se decidi che devi fare ciò che ti piace, e che con i tuoi risultati gli altri possano pulirsi il culo. Così la gara diventa carta igienica. E tu puoi defecare sulle ambizioni altrui privandole della giusta gloria. Per anche far sorgere il dubbio al vincitore di aver gareggiato da solo. Oppure puoi smetterla di drogarti alle 7:32 del mattino.
Ma la droga è buona e fa bene.