Ciascuno ha un piccolo orologio che gli rintocca dentro implacabile. Tu sei il mio. Hai quella disordinata capacità di farmi rendere conto di quel che non voglio vedere, ad esplosioni frammentarie. Mi ripeti silenziosamente che posso togliere le batterie e fermare le lancette, ma non posso fermare il tempo. Che è quasi un cliché compositivo. Ne hanno già parlato tutti, anche troppo. Forse è bene non essere come loro. Limitarsi a descrizioni più semplici, lineari. Essere originali con la banalità. Ma nemmeno lì c’è spazio. Fabio Volo e Moccia hanno monopolizzato il settore. Forse per questo esiste la birra. Perché quando ti senti così, si fa prima a berci su piuttosto che rifletterci.
Cheers!
Pensavo di essere l’unica a conoscere quella canzone.
Appena uscirono i primi programmi per scaricare musica, fu tra le prime che cercai.
Adesso so che siamo almeno in tre a ricordarla: tu, io e Ana. Ma non so se è motivo di vanto. 😉
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No no. Sto scrivendo un racconto ambientato negli anni 90, e quando sono arrivato nel 2004 mi è capitata quella. All’epoca mi piaceva un sacco. Rileggendo il testo l’ho anche rivalutata.
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Anche a me piace molto, scherzi a parte. Aspetterò il racconto allora!
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Bene 🙂 🙂
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