Il trucco per salvarsi, in genere, è scritto nel primo capitolo.
Hai mai letto il primo capitolo?
Capita a volte che, per circostanze complesse, il giorno di festa non sia esattamente felice.
Potrebbe anche capitare di ritrovarsi da soli, ma non sempre, a volta Qualcuno, con la “Q” maiuscola, c’è.
Tu c’eri, anche se lui quasi non se ne accorse: fu una giornata dolorosa, una di quelle che tempo dopo, apprezzando le altre, si ricorda come un brutto momento.
A volte funziona come nei film della domenica pomeriggio, con due adolescenti, anche se quasi adulti, che si incrociano, vestiti con camicia e prendisole sottile, di fianco all’unico albero che cresce di fianco a un lago. Ed è tutto così incantato, dal sorriso di lei, al riflesso del sole negli occhi di lui.
A volte però, non sempre.
Quella volta Lei indossava una felpa di Topolino, tanto anni 80, e lui un vecchio maglione che metteva solo a casa, e solo se nessuno lo vedeva; ma lei non era nessuno e anzi, era l’esatto opposto.
Sorrise, anche se non doveva, e provò a farci l’amore, anche se non doveva, e si incazzò, anche se non doveva; anche lui si incazzò, e poi pianse, e poi disse di non aver pianto e poi… e poi Lei fece una promessa intensa e solenne.
E poi non piansero più, smisero di bisticciare e ricominciarono ad amarsi in modo maldestro e inconsueto. C’era così una volta una favola che, per quanto imbarazzante, iniziava senza un “c’era una volta”. Non è il caso però di dare importanza alle liturgie: conta la sostanza in fondo, e questa dovrebbe essere l’unica morale consentita.
Oppure è come quella barzelletta, quella dove chiedi retoricamente quale sia il più accogliente e lussuoso ospizio di Mosca; per la cronaca, è il Cremlino. Così, storielle russe a parte, è di nuovo 7 Gennaio, tanto tempo dopo. Il maledetto albero nei pressi dello scontatissimo lago aspetta una coppia in camicia e prendisole e, probabilmente, almeno una volta a settimana, non è singolare che questo fatto si verifichi.
Gli elementi in discussione nella fatalità dell’esistenza sono come uno straccio intinto di veleno: è forviante, perché magari è messo lì per smacchiare qualcosa e non per ammazzare qualcuno.
Nel mondo reale in fondo, in quello in cui si passano le feste in casa a maledire sui social le feste passate in casa, ci si è trasformati in giudici plagiati dagli stati d’animo.
La promessa?
Giusto, ci fu una promessa.
Venne mantenuta?
In parte sì, anche se in modo intransitivo e penoso.
Ma forse è meglio, la pena è lo specchio di questo periodo.
Ma rilassati, non userò lo straccio intinto di veleno su di te: quello lo uso per smacchiare il sangue dalle mie lame.
C’è dunque chi taglia i rami agli alberi, e chi invece amputa le braccia a partner casuali. A volte ne ha un motivo, altre volte è solo il finale alternativo di una fiaba e, altre volte ancora, è così e basta.
E ora ci starebbe un “e vissero tutti felici e contenti” ma non sarà il tuo caso.
Certo, se avessi letto il primo capitolo, ora ti salveresti.
Peccato.
Anch’io ho una felpa rossa di Topolino che più anni ’80 non si può…
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Bene bene, potresti essere la 18 allora!
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Peccato non avere più 18 anni da un bel po’…
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La vittima 18 😀
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Ma abbiamo iniziato dalla fine, maledizione!
La battuta non è malvagia alla fine. È come viene raccontata che rovina tutto.
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Possiedo un libro di barzellette russe. Divertenti diciamo se ci fosse ancora il comunismo.
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Me ne posso rendere conto.
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Devi rendertene conto.
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Già.
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