L’altra bionda succhiava meglio. (pt. 4)

«Ti piace?»

E` ovvio che mi piaccia, la perversione piace sempre, è la perversione a rendere indimenticabile il sesso, è la perversione a sancire la differenza tra una scopamicizia “tanto per..” e un’appagante serie di scopate. La perversione è una delle forme di fiducia più imponenti che riesco ad immaginare, la perversione è figlia di un mutuo accordo tra partner, un mutuo accordo spontaneo che nasce in uno scambio di sguardi, senza bisogno di liturgie o accordi verbali. Perversione non è sesso anale, perversione è incularsi facendo finta che il sesso anale sia proibito; perversione non è fellatio, footjob o un dildo color porpora; perversione è sfondare una fica con una caffettiera da 1.

«Sei stato bene?»
«Sì».
«Posso accendere la radio?»
«Sì», rispondo gentilmente «ma non quella».

Possiedo tre impianti stereo portatili, di cui due sono combo e il terzo è un assemblato vagamente professionale. Uno dei combo è qui, in camera da letto, e non viene acceso da parecchio tempo, da un pomeriggio autunnale di parecchi autunni fa. Avere quarant’anni significa guadagnare tempo, significa essere tonici e brillanti, ma anche essere saggi e, se si è letto abbastanza, sufficientemente edotti. Avere quarant’anni significa non sentire il peso di un lustro che passa, significa percepire “cinque anni fa” come un lasso di tempo ragionevolmente breve, nonostante non lo sia. Questa radio deve restare come è ora, spenta e silenziosa. Questa radio, l’ultima volta in cui è stata utilizzata, ha suonato Ghost in The Machine dei Police. Questa radio è spenta da un lontano Novembre, da un giorno cupo in cui The Invisible Sun ha fatto da colonna sonora a un’ultima silenziosa sigaretta. Il CD è ancora dentro, un CD non mio, un CD che non essendo mio non mi sento in diritto di ascoltare, un CD di cui tuttavia non possiedo alcuna custodia e che quindi non mi va di rimuovere dal lettore. Quel Ghost In The Machine sta li, da quando la ragazza con i capelli viola lo ha fatto suonare.

«Non credevo ti piacessero i Police», affermi con tenerezza.
«Credevi bene», replico con eccesso di retorica da patetico film noir anni 80 con protagonista Andy Garcia. Ma non sono Andy Garcia, non lo sono perché non ho recitato ne Il Padrino Parte III, perché non ho il fascino da gangster con la faccia d’angelo, perché non sono abbastanza noioso.

«Posso mettere gli Afterhours
«Piuttosto mi lascio inculare da un rude e irrispettoso negrone superdotato in astinenza da un decennio».

La bionda toscana adorava Manuel Agnelli e soci, ma giungemmo al compromesso che io avrei continuato a lubrificarle il buco del culo con la lingua, se e solo se lei mi avesse dispensato da Male di Miele, Non è per sempre e tutte le puttanate successive. Che poi ok, definirle “puttanate” è assolutamente soggettivo, ma ho un’età in cui posso cominciare a vomitare la prima stronzata che mi passa per il cervello, senza dover necessariamente essere politicamente corretto. E poi, fino a prova contraria, per la bionda toscana non è stato complesso scegliere tra le rime di Dentro Marylin o il mio rimming dentro di lei. Presumo che per quanto gli Afterhours siano apprezzati, o apprezzabili, non vengano comunque prima di un devoto lavoretto fatto con la lingua. 

«Li metto uguale», sorridi convinta che forse mi piaceranno, «ti ho succhiato il cazzo due volte, quindi lasciami scegliere la colonna sonora».

Ed eccoci così al compromesso, cioè lo snodo prioritario di qualsiasi relazione, che sia questa erotica e/o emotiva, o che sia semplicemente un rapporto interpersonale lievemente sincero. Il compromesso è quell’accorgimento che alla scuola materna alterna “l’ora d’aria” alle prove di scrittura; il compromesso è quell’accorgimento che ti costringe a star seduto a studiare le tabelline, per poi goderti in santa pace il tiro della tigre di Mark Landers; il compromesso è quell’accorgimento che ti convince a tenere per mano il tuo primo amore, anche se ti imbarazza farlo, in modo che poi lei ti masturbi in un qualche cespuglio non troppo nascosto. Il compromesso è quell’accorgimento che ogni tanto ti fa rinunciare alle altre fiche, in particolare se quella che ti lasciano leccare ti piace parecchio.

«Fai come vuoi».

Ed eccomi quindi a casa mia, nudo, sdraiato prono sul mio letto, ancora sporco di sborra. Sono qui, rilassato, ad ascoltare i tutt’altro che rilassanti Afterhours, mentre osservo la soddisfazione da piccola vittoria dipingersi sul tuo volto. Ma credo sia questa la differenza maggiore tra una partner e un’altra: alla bionda toscana ho concesso tante piccole vittorie, perché quando sorrideva soddisfatta il suo volto diventava ancora più bello. A quelle come te invece, concedo una vittoria come premio di consolazione per il successivo e metaforico ma indiscutibile calcio in culo con cui ti congederò dalla mia esistenza. L’attrazione sessuale è anche una questione di lineamenti, se mentre le sali sul dorso, ficcandole il cazzo tra le labbra, la prima cosa che ti viene in mente è “madonna che bel viso”, allora sei destinato a scoparci assieme molte altre volte. Se penso alla bionda toscana, che poi è umbra e vive nel nord Italia, mi viene in mente quanto mi piacessero i suoi occhi, devoti ed eccitati, mentre con la lingua risaliva dallo scroto fino alla punta dell’asta.

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11 pensieri riguardo “L’altra bionda succhiava meglio. (pt. 4)

  1. Dovresti scrivere un libro, tipo la storia di O (histoire d’O). Fra un po’ scriverai che Le gli hai leccato i piercing situati nelle grandi labbra. Io penso che la caffettiera da uno precluda un seguito molto, molto, molto “consistente”.

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