Anna – Sterno/Nuca – Finale.

Mi chiamo Anna e sorrido a un passante. Ho quarant’anni, ma non  da sempre: una volta ero una bambina con i capelli rossi e gli occhi chiari. Poi a dodici anni sono diventata donna; a tredici ho dato il mio primo bacio; a quattordici ho cominciato a fumare; a quindici ho trovato l’amore; a sedici ho scoperto i Cranberries; a vent’anni ho preso un cucciolo di Labrador che ho chiamato Linger; a venticinque ho lasciato la facoltà di mediazione culturale perché il mio fidanzato me lo ha imposto; a trenta ho preso la laurea in Matematica e Fisica. A trentuno anni mi sono infine sposata. Il resto ve l’ho raccontato, quindi sapete che a trentadue anni abbia vinto il concorso come docente liceale, che a trentatré abbia preso un gatto che ho chiamato Ercole, che a trentaquattro sia rimasta inutilmente incinta, che a trentacinque mi sia tatuata una lumachina sul ventre e che a trentasei abbia smesso di fumare perché il mio subconscio preferiva pensare che mia figlia fosse nata morta per via delle sigarette e non per le percosse ricevute pochi giorni prima del parto. Ricorderete inoltre che a trentasette anni mi sia fatta un piercing all’ombelico e che a trentotto il mio ex, dopo avergli chiesto il divorzio, mi abbia sfregiata con una bottigliata. Ora ho quarant’anni e, come vi dicevo, sorrido a un passante.

Mi chiamo Passante e sono un vigliacco. Osservo una persona armata avvicinarsi a una quarantenne, e vedo che la uccide. Io sarò colui che soccorrerà la vittima, quello che denuncerà l’accaduto ma anche quello che non si  prenderà la briga di descrivere alle autorità un’omicida e un omicidio che ha visto benissimo. Sono un passante che non vuole essere un testimone.

Mi chiamo Anna, ho diciassette anni, non possiedo animali e sono fidanzata. Abito in un paese dove non succede mai nulla, fumo sigarette al mentolo e, quando ascolto Linger, penso al mio primissimo bacio con quel ragazzo che oggi è diventato il mio migliore amico. Paolo è l’unico a conoscenza dei miei lividi sulla spalla, sull’ombelico e non in un altro parte del mio corpo che mi vergogno di nominare; forse dovrei ascoltare i suoi consigli o forse no. So che Roberto non mi colpirà più, me lo ha giurato e mentre giurava piangeva. Un uomo che piange è un uomo sincero, no?

Mi chiamo Paolo ma vengo spesso chiamato Ercole, o meglio, è lei che mi chiama così, da sempre, da quando eravamo due bambini travestiti da adolescenti o viceversa, da quando quello che sembrava amore probabilmente era affetto fraterno, o viceversa. Piove, ma lei non esce di casa senza ombrello, mai, con quell’ombrello bordeaux che ci ha fatti ritrovare poco meno di un anno fa. Sorrido, sorrido perché ho appena visualizzato la foto mentale in cui Lei si avvicina per lasciarsi baciare mentre la chiamo Ebe, come facevo quando ci incontravamo per un caffè nel chiosco della facoltà di lingue. Tuttavia, anche se sono passati tre lustri, non dimenticherò mai il giorno in cui non si presentò: per questo sono preoccupato, perché ogni volta che non la vedo arrivare ripenso a quando la persi per la seconda volta.

Mi chiamo Anna, ho quarant’anni e sul collo ho segni che non posso non vedere ma che non voglio coprire. Ora cammino sotto la pioggia con il mio ombrello bordeaux sperando che a giorni arrivi la mia adorata neve. Canticchio When You Are Gone.

«Una volta la cantavi per me».

«Una volta avrei avuto paura di morire».

Bang.

Mi chiamavo Anna, avevo quarant’anni, possedevo un gatto e mi ero appena fidanzata. Abitavo in una città dove nevicava spesso, fumavo un tipo di sigarette che il tabaccaio mi metteva da parte e conoscevo a memoria tutti i testi dei Cranberries. Avevo una cicatrice sulla spalla sinistra, un piercing all’ombelico e un tatuaggio non vi dico dove. Insegnavo matematica e fisica in un liceo classico cittadino, avevo i capelli rossi e possedevo un ombrello bordeaux. Un regista ha girato un film sulla mia storia: è un gran bel film secondo i miei allievi, anche se credo che alcuni dettagli siano inesatti. La pellicola si conclude infatti con il mio ex marito che prima di sparare mi fa notare che una volta When You are Gone la cantassi per lui, ma non è vero, anche perché mi ha sparato alla nuca e non nello sterno.

I codardi, del resto, colpiscono sempre alle spalle.

Capitoli Precedenti:

1 – Spalla

2 – Ombelico

3 – Ventre

4 – Occhi

 

Nota dell’autore.
E’ la prima volta che un racconto mi prende tanto come è stato per Anna. E’ nata lunedì pomeriggio, 5 giorni fa, eppure mi sembra di conoscerla da sempre. Temevo che visto l’argomento trattato potessi crearmi delle antipatie invece credo abbiate gradito parecchio le vicende di questa ragazza. Vi ringrazio di cuore, come mai ho fatto in passato.
Carlo.

41 pensieri riguardo “Anna – Sterno/Nuca – Finale.

  1. Anna mi mancherà. Il suo essere forte,il suo essere sola,il suo essere fragile,il suo essere donna,il suo essere un po’ anche parte di me.
    Bravo,bravo,bravo! Grazie per averla scritta ❤

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  2. Wow. Davvero bello. Bellissimo.
    Mi fa paura credo perché io stessa ero iscritta a matematica e ho lasciato per mediazione linguistica ed avere più o meno gli stessi problemi con un mio ex. Forse sono stata più forte di Anna
    Mi ha davvero toccata. Grazie davvero.

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    1. Ciao Ros.
      La storia è verosimile anche se sinceramente non ho alcuna esperienza in merito. Non volevo toccare nervi scoperti e mi dispiace, perchè è successo con te e con un’altra persona, ma se in qualche modo vi ho dato una prospettiva onesta mi fa comunque piacere. L’idea della leggerezza di fondo voleva essere una provocazione su come viviamo le violenze da osservatori esterni, mentre per chi ne è vittima la prospettiva è molto più dolorosa.
      Un grazie di cuore anche a te, non so spiegarti quanto ogni commento a questo racconto mi abbia fatto effetto come mai in passato, forse perchè lunedì prima di postarla avevo una paura fottuta.

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    1. Ciao 🙂
      Ho raccontato questa storia cercando di guardarla dal punto di vista dell’aggressore. Cioè passando oltre il dolore, cercando di nasconderlo sotto tutto il resto. 🙂
      E’ stato il mio racconto più bello, anche grazie a voi che lo avete accettato per quello che è 🙂

      Grazie 🙂

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    1. Sì. Anna mi ha letteralmente sfiancato dato che facevo molta fatica a finirlo, è un racconto che si è scritto da solo nonostante me. La sfumatura del film è quasi un modo per scusarmi del racconto, tipo “fanno dei film/racconti su queste cose ma le persone continuano a morire.”

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            1. È vagamente melensa ma è una pellicola che ha un suo valore, è narrato con un discreto ritmo e non è la solita americanata sul senso dell’esistenza anche se è la solita americanata sul senso dell’esistenza. Brad Pitt è un attore notevole, uno dei miei preferiti ( su tutti “Sleepers” – “Esercito delle 12 Scimmie”). Se ti capita e non ti aspetti un filmone dacci uno sguardo.

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